Lipman M

Lipman M., Philosophy for children e pensiero critico

Il programma della Philosophy for children costituisce un esempio dell'applicazione della ricerca all'educazione. Questo significa che, invece di aspettare che gli alunni memorizzino le altrui conclusioni, così come vengono esposte nei manuali, si chiede loro di esplorare ogni area disciplinare e di riflettere autonomamente. Essere ricercatori equivale ad indagare attivamente e instancabilmente domandare, essere sempre attenti a connessioni e differenze mai percepite prima, costantemente pronti ad operare confronti, ad analizzare e a costruire ipotesi, a sperimentare e ad osservare, a misurare e a mettere alla prova. Così facendo, gli studenti ricercatori assumono una parte della responsabilità della loro stessa educazione. Imparano a seguire le linee della ricerca che hanno avviato e questa li conduce ad apprendere a pensare in modo autonomo.

In passato, molti insegnanti hanno tentato di insegnare ai ragazzi a pensare autonomamente con l'ausilio di metodi difficilmente adatti a conseguire questo obiettivo. Per esempio essi hanno penalizzato la conversazione in classe e non hanno consentito la soluzione di gruppo dei problemi, nella convinzione che queste pratiche disturbassero la formazione del pensiero autonomo. E non erano del tutto in torto: se si assume che l'educazione consiste complessivamente nella memorizzazione di materiali testuali selezionati, allora proibire di parlare in classe sarà un modo di ridurre la possibilità di imbrogliare riguardo ai testi. Ma, se la classe viene organizzata come una comunità di ricerca, allora le riflessioni di ogni studente esporranno il tema discusso da differenti punti di vista e questo, a sua volta, implicherà la necessità, per ogni studente, di pensare con la propria testa, a prescindere dal fatto che il gruppo raggiunga o no qualche consenso sulle questioni trattate.

Per sviluppare discussioni aperte e vivaci su temi filosofici, la comunità di ricerca, nei modi in cui opera secondo il programma della Philosophy for children, integra una metodologia auto-correttiva. Pertanto, ogni studente è vigile rispetto all'importanza dell' usare il pensiero in modo scrupoloso (aderire alle regole e alle procedure della ricerca, anziché violarle), ciascuno si sente incoraggiato ad osservare le procedure degli altri e a richiamare l'attenzione sulle infrazioni. E' in questo che la comunità di ricerca si differenzia tanto da altri gruppi sociali. Mentre gli altri tendono a sorvolare sui loro errori, a non esaminare in modo approfondito le loro limitazioni, la comunità di ricerca guarda attivamente alle sue difficoltà per poterle superare. In altri termini, la comunità di ricerca riconosce pubblicamente la propria fallibilità e cerca il modo di rimediare alle proprie deficienze, mentre prosegue il cammino dell'indagine là dove essa conduce.

Quella tra "insegnare a pensare" e "insegnare il pensiero" è, oggi, una distinzione familiare. La Philosophy for children pone l'accento sulla prima possibilità, l'insegnare a pensare, con la precisazione che il "pensare" in questione può riguardare qualunque cosa, incluso lo stesso processo del pensiero. Ma l'insegnare il pensiero non assicura l'incremento delle abilità cognitive più di quanto non possa fare l'insegnare gli oceani o le farfalle, così come appare improbabile che si diventi pensatori capaci per il fatto di pensare le operazioni del cervello piuttosto che quelle dei muscoli. Con ciò non si vuole dire che insegnare ai bambini come funziona la cognizione sia un argomento inappropriato per la suola elementare. Quello che si vuole dire è che questo tipo di studio dovrebbe essere schiettamente etichettato come psicologia.[...]

E' stato già osservato che la Philosophy for children è auto-correttiva perché implica una ricerca basata sulla comunità. E' necessario, ora, aggiungere che essa dà grande rilievo al pensiero sensibile verso il contesto e cerca attivamente di promuovere e di rafforzare questa sensibilità. Senza la coscienza delle sfumature che distinguono qualitativamente le situazioni individuali, il pensiero erra in direzione dell'incontenibile costruzione di teorie e della maniaca deduzione dai principi. La sensibilità verso il contesto è vincolante, così che le regole non saranno applicate se non risultano appropriate alla situazione data e così che l'unicità del particolare contesto sarà adeguatamente rispettato. Il rispetto per i casi individuali appare indispensabile per tutte le ricerche e non soltanto per quelle che hanno implicazioni morali.

Inoltre, nel promuovere un tipo di pensiero che sia auto-correttivo e sensibile al contesto, la Philosophy for children incrementa, allo stesso tempo, l'attività di pensiero che procede verso giudizi formulati sulla scorta di criteri. Un pensiero che conduce alla formulazione di giudizi è un pensiero pratico [...]. Sia il muratore che lo scrittore sono impegnati alo stesso modo nei loro rispettivi mestieri, nelle loro rispettive pratiche. Lo scrittore, quando seleziona le parole per inserirle nelle proposizioni e queste nei paragrafi, con queste selezioni e applicazioni, struttura dei giudizi. Similmente il muratore deve selezionare ogni pietra e metterla al posto giusto nel muro che sta costruendo e questa selezione e inserimento è un giudizio. Nel programma della Philosophy for children, gli esercizi servono a rafforzare la capacità degli alunni a formulare giudizi pratici, giacché questa abilità è il contrassegno del buon senso, ossia della ragionevolezza e del senso della misura richiesti ad una persona matura.

Il criterio è uno strumento del giudizio, come un'ascia è uno strumento per tagliare. Se qualcuno sostenesse di aver tagliato un albero senza usare nessun attrezzo, avremmo tutte le ragioni per non credergli, così come avremmo difficoltà a credere ad uno che affermasse di formulare giudizi senza usare nessun criterio, anche se saremmo portati a pensare che egli semplicemente non ha esplicitato i suoi criteri. Allora, il pensiero che genera giudizi poggia, generalmente, su criteri, il che è un altro modo per dire che la formulazione di giudizi validi può essere fatta risalire all'utilizzazioni di forti e affidabili ragioni. Ogni mestiere, ogni forma di pratica, ogni tipo di ricerca, implica determinati modi di auto-valutazione che vengono preferiti perché l'esperienza ha mostrato che sono forti ed affidabili. E' ciò che chiamiamo criteri. [...] I criteri del ragionamento corretto possono consistere nella verità delle sue premesse e nella validità della sua forma. [...] I criteri utilizzati per valutare la decisione di un tribunale includono la conformità alla legge, i diritti della persona, un adeguato esame delle prove. Se consideriamo coloro che sono impegnati nell'attività scientifica o nelle professioni, vediamo che ognuno di loro è in grado di riferire i criteri che utilizzano quando esprimono dei giudizi. Gli insegnanti usano criteri quando devono formulare i giudizi da assegnare ai loro alunni. [...].

Nel programma di Philosophy for children viene dato grande peso alla formulazione di giudizi basati su criteri. Qualunque concetto filosofico venga introdotto, è usuale fornire degli esercizi in cui tali concetti vengono operazionalizzati, vengono, cioè, tradotti in comportamenti pratici, la cui la forma più comune è la discussione di classe. Se, per esempio, è stato introdotto un termine con valenze etiche, come "correttezza", saranno presentate agli alunni delle situazioni caratteristiche su cui discutere per stabilire se si tratta o no di casi di "correttezza". [...]

Comunque sia, esiste un movimento che ha come finalità quella di elevare la qualità del pensiero nella scuola ed è conosciuto come "movimento per il pensiero critico". A prima vista sembra essere un miscuglio di approcci in competizione. Se si guarda più attentamente, tuttavia, parecchie cose emergono in modo caratteristico:

1. Potenzialmente tutti gli orientamenti ammettono che il pensiero non può non implicare l'uso di "abilità di pensiero", sebbene non ci sia accordo su cosa siano esattamente tali abilità; e

2. Esiste un generale consenso sul fatto che il pensiero critico sviluppa la capacità di risolvere problemi e di prendere decisioni.

Uno dei motivi della mancanza di accordo su come identificare distinguendole le "abilità di pensiero" è che i sostenitori di questi orientamenti provengono da differenti discipline e inclinano, perciò, ad identificare, quali abilità di pensiero, quelle che hanno tale valore nel proprio ambito disciplinare. [...] Quello di cui non si fa menzione in tutte queste tavole di "abilità" è che le abilità sono soggette al giudizio e i giudizi sono basati su criteri, col risultato che la vera nozione di "abilità" dipende, a sua volta, da un'operazione di quegli strumenti cognitivi noti come criteri. Non dobbiamo, perciò, meravigliarci se risalta, prima facie, la somiglianza dei termini "critico" e "criterio", visto che il pensiero critico è un pensiero necessariamente fondato su criteri.

Ciò che trattiene il pensiero critico dal diventare fanaticamente rigoroso è la sensibilità per l'applicazione in contesti altamente diversificati, così come pure la costante attenzione verso se stesso mentre bada ai contenuti, in modo tale da procedere sempre in modo auto-correttivo. [...]

Ora si può facilmente vedere che le caratteristiche essenziali del pensiero critico sono fondamentalmente quelle verso le quali la Philosophy for children rivolge particolare attenzione. Grazie alla sua didattica della "comunità di ricerca", questo programma garantisce l'impegno degli gli alunni verso uno sviluppo auto-correttivo del pensiero in quanto essi interiorizzano il processo dialogico della discussione di gruppo. Grazie ai materiali del suo curriculum, questo programma consente agli alunni di apprendere ad applicare e a richiamarsi a criteri rilevanti ed affidabili, rendendoli sensibili alla unicità qualitativa di situazioni particolari, ciò che è indispensabile per maturare giudizi appropriati.

(Questa articolo, pubblicato nel volume Thinking Children and Education, (USA 1993) è parzialmente riprodotto col permesso dell'editore).

 

 

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