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Breve Introduzione

Quella che segue è l'introduzione alla sottosezione "Counseling filosofico" della versione 1.0/2001.

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Spesso nella tradizione filosofica occidentale è stata indicata la possibilità che il sapere filosofico potesse divenire un patrimonio aperto ad una consultazione più ampia e l’opinione dei filosofi assurgere a consiglio problematico e critico nelle diverse situazioni dell’esistenza. L'idea definisce lo sfondo teorico più generale entro cui collocare la consulenza filosofica, ma in esso, data la sua ampiezza, o vaghezza, molteplici conseguenze e prospettive possono essere individuate e raccolte, tra le più disparate. La pratica qui discussa possiede, occorre precisarlo, caratteristiche tutte proprie, e sarà compito di queste pagine cercare di indicarne, per quanto possibile, la dimensione specifica.

Per approssimazione o per contrasto, partiamo da un caso concreto e, in qualche senso, vicino. Nicola Abbagnano, ad esempio, nell'introduzione a La saggezza della vita, una raccolta degli articoli da lui pubblicati nei primi anni '80 su un noto settimanale italiano, osservava che «i problemi più antichi che l'uomo ha sempre dovuto affrontare, come quelli del lavoro, dei rapporti familiari e sociali, della realizzazione della propria personalità e della sua libera espressione, hanno assunto nel nostro mondo forme diverse per l'enorme accumulo delle risorse scientifiche e tecniche, per la rapidità delle comunicazioni, per il ritmo veloce in cui tutte le attività devono svolgersi. Vanno affrontati perciò, tali problemi, nella forma concreta in cui oggi si presentano e nelle circostanze precise, nelle limitazioni e negli sviluppi in cui oggi tutti dobbiamo vivere».[1] Concludeva poi dicendo che le brevi riflessioni filosofiche tematiche raccolte nel suo libro volevano «essere un aiuto per chi deve affrontare tali situazioni e intende salvare in esse le cose che gli stanno a cuore nel rispetto della dignità e della libertà di tutti gli esseri umani».[2] Questa e altre iniziative, all'epoca, valsero al pensatore salernitano le critiche di taluni colleghi e l'appellativo di "filosofo-opinionista", o "opinionista" tout court. Al contrario, oggi, le sue parole sarebbero completamente sottoscritte dai cosiddetti "consulenti filosofici", ma Abbagnano non può essere affatto considerato un loro collega ante litteram. Il suo «consiglio filosofico», infatti, con eleganza, esperienza, è tutt'al più quello di un «saggio», che – riutilizzando una sua espressione contenuta nell'introduzione prima menzionata – semplicemente «vive in mezzo agli altri realizzando un grado di accordo e di simpatia umana che lo renda equilibrato e sereno».[3] Nel counseling filosofico, invece, l'apertura e l'attività in questione sono state "professionalizzate", per così dire, cioè trasformate in mestiere, con gli aspetti positivi e i risvolti negativi derivanti dalla prerogativa di voler offrire appunto una "prestazione di consulenza". La pratica rappresenta infatti per taluni studiosi di filosofia una vera e propria occupazione, controversa e certamente molto discussa, che, nella fattispecie, come trend culturale o professione, ha avuto origine e diffusione alquanto recenti.

Generalmente si ritiene che la sua nascita ufficiale sia il 1981, anno in cui il tedesco Gerd Böttcher Achenbach aprì uno studio di consulenza filosofica a Bergisch-Gladbach, presso Colonia. Nel 1982 egli fondò l’associazione tedesca di pratica filosofica Deutsch Gesellschaft für Philosophische Praxis (trasformata nel 1992 nella International Society for Philosophical Practice). In breve tempo la pratica si estese in Olanda, Austria, Inghilterra, in altre nazioni europee e in Israele; negli anni Novanta è approdata in USA e Canada. Attualmente, associazioni e centri di vario genere sorgono un po’ in tutto il mondo, e conferenze internazionali sono organizzate con cadenza regolare.

Caratteristica fondamentale del counseling filosofico è quella di fornire, su richiesta, un tempo e uno spazio specifico per la riflessione nell’ambito di processi intellettuali, decisionali, relazionali o esistenziali in senso ampio. Questa e altre attività affini (Group facilitation in genere, Philosophy management o Business ethics, ecc.) sono fondamentalmente professioni remunerative, e ciò ha sollevato non poche obiezioni. La maggior parte di esse critica la “commercializzazione” della filosofia, che mal sembra coniugarsi con gli ideali della ricerca pura e disinteressata, o la strumentalizzazione in senso improprio del pensiero tradizionale. Su questa e altre polemiche seguite alla nascita della consulenza filosofica ci si sofferma, in maniera più diffusa, nella Discussione generale della pratica.

Da un punto di vista operativo, qui si dirà che l’attività del consulente filosofico consiste di conversazioni, discussioni filosofiche autonome, non necessariamente individuali, su qualunque problema o argomento di cui desideri parlare il consultante. Soprattutto nel rapporto uno-a-uno, si tratta di stimolare, incoraggiare l’ospite a esplorare, insieme, le proprie opinioni a un livello più profondo, a vedere più chiaramente le conseguenze delle sue convinzioni, a meglio riconoscere i pre-giudizi personali per ciò che essi sono o a considerare i potenziali vantaggi di altri punti di vista. Pare non vi siano risposte pre-confezionate alle questioni che l’esistenza e la co-esistenza continuamente ci pongono, e i consulenti filosofici, in genere, anziché pretendere di porre fine alla ricerca intrapresa dal consultante, preferiscono riferirsi alla loro attività in termini di "orientamento", "guida", "accompagnamento" e simili.

Altre indicazioni generali si trovano nella voce "Philosophische Praxis", curata da Odo Marquard, nel Deutsche Historisches Wörterbuch der Philosophie (Basel 1989, Vol. 7, pp. 1307-08), tradotta e messa a disposizione in queste pagine.

 

Note

[1] N. Abbagnano, La saggezza della vita, Rusconi, Milano 1985, pp. 7-8.

[2] Ivi, p. 8.

[3] Ivi, p. 7.

 

 

Pratiche filosofiche, Vers. 2.0  © July 2005
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