DAL 1° CIRCOLO DIDATTICO DI FOLIGNO...

UN RESOCONTO

 

Gli insegnanti del 1° Circolo Didattico di Foligno nell’anno scolastico 2002/2003 hanno iniziato un’esperienza di P4C, sigla americana del programma "Phylosophy for Children" elaborato nei primi anni ’70 da Matthew Lipman, docente di filosofia e logica presso la Columbia University di New York e introdotto in Italia dal Professore Antonio Cosentino.

Il progetto di "Phylosophy for Children" muove dal presupposto che la filosofia per il suo alto valore formativo, dovrebbe essere introdotta nella formazione dei ragazzi a partire dalla scuola primaria con la finalità dell’apprendere a filosofare.

Il curriculum predisposto da Lipman si articola in sette racconti rivolti ad una precisa fascia d’età.

In questi racconti i protagonisti scoprono nella vita di tutti i giorni questioni di natura filosofica: il pensiero, la giustizia... e su tali aspetti si interrogano.

l’applicazione del curriculum Lipman richiede per gli insegnanti una formazione specifica, poichè il modello suggerito da Lipman per l’attuazione  quello della classe come comunità di ricerca con u insegnante che non deve dare risposte, ma abituare i ragazzi ad un’analisi sistematica e argomentata dei problemi.

l’insegnante assume il ruolo di facilitatore perchè aiuta gli allievi ad andare oltre ciò che sembra ovvio.

Una sessione di P4Cha inizio con la lettura da parte degli alunni di un paragrafo del racconto relativo alla loro età.

Dopo la lettura il facilitatore - insegnante richiede di elaborare una domanda (individuale o di gruppo) su ciò che hanno letto.

Le domande sono scritte su un cartellone e socializzate all’intera classe.

I bambini fanno le loro osservazione e poi scelgono una domanda o una questione più ampia e generale su cui dibattere.

Alla fine della discussione ogni membro del gruppo esprime una valutazione sull’incontro.

Lo scorso settembre 2002 l’esperienza del filosofare ha caratterizzato la formazione di alcune insegnanti elementari del 1° Circolo Didattico di Foligno le quali, in collaborazione con la Direttrice, hanno organizzato un coro diretto dal Prof. Cosentino per l’utilizzo del programma P4C nelle loro scuole.

Dopo la formazione le insegnanti hanno attuato il curriculum Lipman in 16 classi frequentae da bambini di età compresa fra i sette e gli undici anni; nel corrente anno scolastico 2003 – 2004  le classi sono diventate 21 che regolarmente, per un’ora a settimana si trasformano in “Comunità di ricerca”.

 

La finalità generale per la quale si applica il curriculum P4C è la seguente:

saper entrare in relazione dialogica con gli altri e con il linguaggio e cogliere il valore positivo del conflitto come momento che serve per costruire conoscenza.

 

Gli obiettivi educativi e didattici sono i seguenti:

-saper ascoltare gli altri e aspettare il proprio turno per parlare;

-fare generalizzazioni in modo appropriato;

-formulare relazioni di vario tipo (causa-effetto, parte-tutto,

  mezzo-fine...);

-trarre conseguenze da premesse date;

-saper riconoscere la coerenza e la contraddizione;

-saper porre domande rilevanti e pertinenti;

-saper formulare concetti in modo preciso;

-capire quando evitare, quando tollerare e quando utilizzare

  l’ambiguità;

-fare attenzione al significato delle parole;

-fornire buone ragioni per le convinzioni espresse;

-saper riconoscere ed adottare criteri;

-utilizzare il ragionamento analogico e riconoscere il valore delle

  metafore;

-scoprire soluzioni alternative ai problemi;

-saper costruire ipotesi;

-analizzare criticamente i valori.

 

UNA SESSIONE IN CLASSE SECONDA

La protagonista del racconto per i bambini delle classi seconde è Elfie.
Elfie è una bambina di sei anni, timida, insicura, dubbiosa che si pone domande e si interroga costantemente su se stessa, sul mondo, sulle cose che accadono intorno a lei.

APPUNTI DALLA PRIMA SESSIONE P4C

Prima fase: Lettura circolare Primo episodio Elfie
Seconda fase: Le domande dopo la lettura
- Perchè Elfie non sa pensare in modo chiaro? (Filippo – Giacomo – Luigi)
- che vuol dire “avere la testa piena di pappa?” (Simone – Ale –     Valentina)
- Perchè Elfie non sa mai rispondere? (Riva – Omaima)
- Pechè Elfie crede che facendo certe domande si può essere   considerati stupidi? (Francesco Benedetta – David – Claudia – Giulia – Bea).
- Che vuol dire “aver pensieri collegati chiaramente?” (Claudia – Bea).
- Perchè Elfie non sa quello che vuole? (Chiara).
- Perchè Elfie pensa di non saper pensare? (Arianna).
- Che differenza c’è tra “avere pensieri chiari” e “avere pensieri collegati chiaramente l’uno all’altro” (Nicola).

Terza fase: Scelta argomento per il dialogo
Si decide di discutere intorno alla seguente domande:
“Perchè Elfie crede che facendo certe domande si può essere
considerati stupidi?”
Quarta fase: Dibattito
Simone: “Mi è capitato di fare una domanda sul gioco del calcio che m’hanno detto: - Ma che sei stupido?-
Benedetta: “Io mi sento stupida quando faccio una domanda sciocca alla mia amica più grande Giulia perchè lei mi risponde in un certo modo”.
Nicola: “Quando faccio una domanda a mio fratello che sa lavorare bene al computer e lui non mi risponde, io penso che mi considera stupido”.
Riva:”Io mi sento trattata da stupida quando vorrei aiutare nei compiti la mia sorellina che fa la classe prima e lei vuole il mio aiuto”.
Valentina: “Se faccio una domanda a mio fratello più grande di me, lui mi risponde: - ma che sei stupida?-

Dalla conversazione scaturisce la domanda: “Che vuol dire essere stupidi?”
Seguono i seguenti interventi:
- Non fare il proprio dovere a scuola.
- Non riuscire a dire agli altri le proprie idee.
- Offendere un compagno.
- Prender in giro una persona.
- giocare invece di stare attento a scuola.
- Non rispettare un compagno “diverso”.
- pensare di avere sempre ragione.

Alla domanda “Secondo voi è più brutto sentirsi stupidi o essere considerati stupidi?”, la maggior parte dei bambini ha risposto “Essere considerati stupidi”, ma dopo la discussione la situazione si è ribaltata: i bambini sono giunti a considerare più grave il “Sentirsi stupidi”.


Quinta fase: Autovalutazione.