di
Berrie Heesen
Era passato molto
tempo da quando Tipper aveva cominciato a dividere tutte le sue cose in due
cassetti. Tipper lo ricordava molto bene. Fu allora che lo Zio Berrie gli disse
che questo era “Il problema di Tipper” (dal libro: Piccoli ma coraggiosi,
cfr. oltre). Tipper aveva diviso le sue cose nei due cassetti della sua
scrivania, in modo tale che potesse sempre sapere cosa ci fosse in ciascun
cassetto. Tipper ci aveva pensato e ripensato tante volte, cercando di trovare
soluzioni. Alla fine ci era riuscito, ma aveva deciso di non dirlo a nessuno,
mai. La soluzione di Tipper era molto utile e solo lui sapeva cosa si trovasse
in ciascun cassetto. Nessun altro lo sapeva. Tipper conosceva bene la gente (i
suoi amici avrebbero detto: questione di carattere!). Se avesse raccontato in
giro della soluzione che aveva trovato, sicuramente molte persone gli avrebbero
detto che non era una buona soluzione, e avrebbero pensato a qualcosa che in
realtà poi sarebbe stata in entrambi i cassetti. Tipper teneva perciò la bocca
chiusa.
Tipper passeggiava nel
parco e rifletteva sulla gente. Ci sono due tipi di persone! Tipper usava i
suoi cassetti per catalogare per bene tutta la gente. Dopo tutto, chi non lo
fa? Una volta, lo Zio Berrie raccontò a Tipper che quando lui era bambino gli
dissero che c’erano le persone e c’erano le matite. Lo Zio Berrie non gli ha
mai detto esattamente che tipo di persone siano in realtà le “matite”, ma
Tipper aveva accettato l’idea. Egli vedeva matite che camminavano nel parco.
Stamattina Tipper
camminava nel parco e rifletteva su come classificare la gente in una maniera
del tutto diversa. C’erano due tipi di persone, questo gli era molto chiaro.
Ieri aveva visitato lo Zio Berrie. Non era stata una bella visita. Lo Zio
Berrie era pelato e aveva una grande ferita sulla sua testa. In ospedale,
avevano segato e aperto il cranio dello Zio Berrie. Lo Zio aveva anche detto
che prima avevano gli fatto due buchi e che poi avevano cominciato a segare il
cranio tra i buchi.
Perché? Si chiedeva
Tipper. Allo Zio piaceva tanto pensare e di sicuro non avrebbe permesso che i
dottori gli creassero confusione nel cervello.
Lo Zio gli aveva
spiegato che c’era un tumore nella sua testa; una specie di nodo, che non
doveva essere lì e che andava rimosso. Lo Zio gli aveva spiegato che era stato
molto male, perché il nodo spingeva sulla parte sana del cervello e questo gli
aveva fatto perdere perfino conoscenza (una difficile parola per esprimere la
cosa è: forte sollecitazione); ecco il motivo per cui era stato portato in
ospedale. Aveva perso completamente i sensi e non ricordava neppure che lo
avevano portato in ospedale con un’ambulanza. Tipper aveva saputo che lo Zio
era in ospedale; allora era andato a trovarlo e gli aveva anche portato una
barca di plastica. Lo Zio aveva riso tanto, senza però aggiungere altro. Tipper
aveva notato che la testa dello Zio era stata ricucita. C’erano tutti quei fili
neri; il taglio iniziava proprio in mezzo alla fronte dello Zio e finiva dietro
all’orecchio sinistro. Era come se lo Zio fosse stato un pirata che aveva preso
parte a un combattimento in mare, in una vera e propria battaglia marina.
Mentre abbordavano la nave nemica, lo Zio era stato colpito duramente alla
testa con una spada molto affilata. Con una benda nera sull’occhio lo Zio
avrebbe potuto benissimo recitare la parte del capitano dei pirati in un film.
Lo Zio un po’ aveva
pianto. Alcune lacrime erano uscite dai suoi occhi scivolando sulle guance.
Tipper non aveva mai visto prima piangere uno zio.
Tipper passeggiava nel
parco e metteva la gente nei suoi due cassetti. Tipper, i suoi amici, i suoi
insegnanti, i genitori di Tipper, la sua vicina di casa e anche l’infermiera
nera dello Zio erano tutti nello stesso cassetto. Anche suo nonno, che aveva
già sessant’anni, era in quel cassetto. Lo zio era nell’altro cassetto. Tipper
cercava di pensare a chi altro potesse stare nello stesso cassetto dello Zio.
Non era così facile. A Tipper veniva in mente una sola persona. Era un uomo
saltato dalla terrazza dell’Hotel Hilton di Amsterdam (l’albergo famoso perché
erano stati per una settimana John Lennon e Yoko Ono). L’uomo, Hermann Brood,
era un cantante rock olandese molto conosciuto. Brood si era buttato giù da
solo dalla terrazza. Allo stesso modo in cui sapeva di salire sulla terrazza
dell’albergo, usando l’ascensore oppure le scale, così sapeva pure che molto
presto sarebbe morto. Fu a questo punto che Tipper decise di metterlo nel
cassetto con lo Zio.
Tipper continuava a
passeggiare nel parco. Lo Zio aveva riferito a Tipper quello che gli avevano
detto. Lunedì 23 luglio il dottore, lo stesso che ha poi segato la testa dello
Zio togliendo il nodo, gli aveva detto che c’era un tumore e che era maligno.
Così si usa dire. Il dottore spiegò allo Zio che ci sono molte cellule cattive
nel suo cervello. Disse pure che gli rimanevano da vivere da sei mesi a due
anni. Dopo aver finito di raccontare questo a Tipper, lo Zio fece un rumore con
la bocca: POP, come lo scoppio di una bolla di sapone.
Allo Zio non rimaneva
molto da vivere, questo è certo, glielo aveva spiegato il dottore. E questo è
come lo Zio l’aveva detto a Tipper. Prima di parlare con il dottore, lo Zio
pensava di arrivare a sessanta, settanta o anche a ottant’anni. Lo Zio non
sapeva se avesse voluto diventare davvero così vecchio. Lo Zio poteva solo
immaginare ciò che avrebbe voluto fare una volta arrivato a sessant’anni. Per
quanto tempo avrebbe voluto vivere ancora? Lo Zio aveva appena comprato una
casa in Francia e ci fantasticava tanto sopra. Avrebbe potuto trasformarla,
farci dentro tante cose. Chissà se lo Zio avrebbe avuto anche il tempo di
vedere Tipper di tanto in tanto.
Anche Tipper avrebbe
potuto provare a fantasticare, aveva detto lo Zio. Era facile cercare di
immaginarsi ciò che gli sarebbe piaciuto fare dopo dieci o vent’anni di tempo.
Provaci, aveva detto lo Zio. Immagina di avere quarant’anni. Cosa pensi di
voler fare a quell’età? Tipper stava fissando quella grande cerniera nella testa
dello Zio e disse che in nessun momento della sua vita avrebbe voluto trovarsi
ricoverato in uno ospedale. Nello stesso tempo Tipper vedeva quel colpo di
spada nella testa dello Zio, come se un nemico avesse voluto tagliarla. Lo Zio
annuì e disse che l’ospedale non era poi così bello; alle volte passava mezza
nottata in giro per l’ospedale perché non riusciva a dormire. Per fortuna era
un bell’ospedale, l’AMC di Amsterdam, con un sacco di quadri, foto, sculture e
altro (spesso queste cose si apprezzano meglio di notte che di giorno) e dei
bei corridoi con il soffitto trasparente, così che puoi vedere il cielo.
Ora lo Zio faceva
parte di una categoria diversa di gente; lo Zio apparteneva ormai a quelle
persone che sanno che non vivranno a lungo.
Lo Zio diceva che
ovviamente non possiamo essere sicuri di niente. Ad esempio, Tipper tornava a
casa in macchina con i suoi genitori e, se fosse stato sfortunato, gli sarebbe
potuto capitare un incidente. Questo era del tutto possibile. Sarebbe potuto
accadere a chiunque, viaggiando in auto. Che ci fosse Tipper o lo Zio nella
macchina, non avrebbe fatto alcuna differenza. Ciò che lo Zio non poteva più
fare era immaginare la vita che gli sarebbe piaciuto fare tra dieci anni, e
questo era il motivo per cui egli apparteneva ora a un’altra categoria. Ora lo
Zio apparteneva alla “gente dalla vita corta”, quelli che sono sicuri di dover
vivere una vita breve. L’altro tipo è la “gente dalla vita lunga”, quelli che
non sono sicuri di dover vivere a lungo, ma ci fantasticano sopra. Questa è la
differenza fra i due tipi di persone, e lo Zio diceva che questa è una
differenza molto grande. Tipper pensava tra sé che era contento di appartenere
alla “gente dalla vita lunga”. Non gli interessava affatto sapere se la sua
vita sarebbe finita presto.
Tipper passeggiava nel
parco pensando all’uno e all’altro cassetto. Il cassetto dello Zio non era
molto pieno; chi altro apparteneva a quel cassetto? Lo Zio gli aveva spiegato
che c’era un mucchio di gente che ha un tumore maligno nel cervello, ma anche
in altre parti del corpo. Quindi – aveva concluso Tipper – tutte le persone
alle quali un dottore dice che gli restano solo un paio d’anni di vita possono
stare in compagnia dello Zio.
Tipper non conosceva
queste persone. Tipper ricordava di un episodio capitato l’anno prima al
circolo per anziani di Granny (Tipper lo chiamava la casa di Granny). C’erano
un uomo e una donna seduti al tavolo del caffè. L’uomo sembrava molto malato e
non riusciva neanche a tenere bene in mano la sua tazzina. Una volta fuori,
Tipper aveva detto che l’uomo sarebbe morto molto presto. La settimana
successiva, aveva pensato Tipper. A Granny non era piaciuta la cosa. L’uomo
seduto al tavolo di Granny andava messo nel cassetto dello Zio? Tipper pensava
di sì. Decise di chiederlo allo Zio.
[ Continua ]
Date
|
|
7 luglio
|
Ingresso in ospedale, dopo la perdita dei sensi. |
10 luglio |
In sala operatoria; l’operazione è durata 5 ore (proprio il
giorno del mio compleanno). |
17 luglio |
Dimissioni dall’ospedale; di nuovo a casa! |
23 luglio |
Colloquio con i medici; risultato delle analisi: maligno. |
24 luglio |
Primo incontro di tennis (sì, è vero: ho perso) dopo
l’operazione. |
26 luglio |
Ho scritto questa storia: “I due cassetti di Tipper”. |
Traduzione inglese di Suzanne Greene
Traduzione italiana di Alessandro
Volpone
di Berrie Heesen
Tipper deve riordinare
le sue cose.
Tipper ha sistemato tutte
le sue cose sul letto.
Ci sono molte cose.
C’è una palla di
gomma, un laccio per scarpe tutto colorato, un astuccio metallico vuoto dei
sigari dello Zio Ben, un giocattolo a molla avuto in regalo dopo aver mangiato
da MacDonald, una cornice con la foto di Tipper e di suo fratello, un’arancia
di plastica, una penna stilografica dorata, una bella pietra luccicante, due
ricci secchi di castagna (li ha presi dalla Zia Martha, a Mallorca), un
modellino di piramide (l’ha avuto da un vicino di casa, che l’aveva preso in
Egitto). Ma questo non era tutto; c’è anche altro. E ogni cosa deve essere
sistemata in soli due cassetti.
Tipper vuole dividere
tutte le cose nei due cassetti, ma come fare?
Primo pensiero di Tipper:
in un cassetto potrebbe mettere tutte le cose che gli sono state regalate e
nell’altro tutte quelle che ha trovato da solo. Ma alcune cose Tipper non
ricorda come le abbia avute. Allora Tipper ha avuto un’idea diversa: un
cassetto per le cose che rotolano e uno per quelle che non possono rotolare. Ma
alcune cose non si capisce se possano rotolare o no. E poi, se Tipper cerca
qualcosa deve comunque guardare in tutti e due i cassetti, perché può anche
aver dimenticato se la cosa che cerca rotola o no.
Sì, deve essere molto preciso, così che Tipper sappia perfettamente in
quale cassetto si trova quello che cerca. Questo è il problema di Tipper.
Traduzione inglese di Nicole Chadwick
Traduzione italiana di Alessandro
Volpone
“Il problema di
Tipper” è tratto dal libro di Berrie Heesen intitolato: Piccoli ma
coraggiosi. [Pubblicato in olandese: Klein maar
dapper, Damon 1996; e in tedesco Klein aber clever, Verlag an der
Ruhr, 1998].